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Cinema e letteratura

La questione è antica e molto dibattuta: come è possibile ridurre un’opera letteraria a soggetto per il cinema? Cosa si perde e cosa si guadagna nella procedura di adattamento per il film? E cosa resta nello scarto tra l’opera e l’adattamento, l’adattamento e il film, il film e l’opera e quindi in definitiva tra cinema e letteratura?
Nel mondo del cinema la vulgata vuole che da un bellissimo libro sarà molto difficile trarre un buon film mentre da un romanzo mediocre è possibile, con un po’ di talento, realizzare una buona pellicola.
Detto che molti esempi ci confortano nel dire che questo non è solo un luogo comune, possiamo certo affermare che la letteratura è certamente per il cinema un formidabile serbatoio di storie, che anche un romanzo brutto può possedere intuizioni e suggestioni capaci di ispirare un regista, che non può che esserci tradimento dello schermo rispetto alla pagina scritta e che in fondo quando leggiamo un libro, lo immaginiamo anche visivamente, ci facciamo il nostro film (e la prossimità di questo film a quello effettivamente realizzato spiega gran parte di entusiasmi e delusioni) .
Ma la questione del come rimane nella sua complessità. Ingmar Bergman ha fornito uno spunto di riflessione che vale la pena riportare: “ Il film non ha niente a che vedere con la letteratura. Sono due forme artistiche che si escludono reciprocamente nel carattere e nella sostanza. (…). La comprensione dell’opera scritta presuppone un atto di volontà cosciente, oltreché un’intelligenza. E’ solo in seguito che i nostri sentimenti si destano. Al cinema, il procedimento è inverso. (…) Le immagini suscitano, immediatamente, il nostro sentimento senza aver fatto preventivamente scalo nella nostra riflessione”
Senza giungere alle drastiche conclusioni di Bergman, il fatto che, di fronte a un libro, si vada dall’intelligenza al sentimento, e al cinema, inversamente, dal sentimento all’intelligenza è fondamentale nella configurazione del rapporto tra cinema e letteratura in funzione didattica.
Nel lavorare sul campo, ossia assumendo un testo di letterario di partenza e il film che ne è scaturito e mettendo a fuoco le intersezioni che vi si aprono, è necessario tenere in considerazione queste diverse modalità di fruizione dei due linguaggi artistici. Tale lavoro sul campo si muove su un piano strutturale, analizzando come i codici della narrazione, della rappresentazione, dello spazio, del tempo, dei colori, delle luci, dei movimenti, dei gesti e delle parole sono all’opera nel cinema e nella letteratura e come intrecciano una relazione che, da questo punto di vista, diventa territorio privilegiato anche per l’alfabetizzazione al linguaggio cinematografico.
Questa relazione può essere declinata in alcuni esercizi di scrittura sinteticamente indicati in Tracce e trova il suo ideale punto di arrivo nell’ ideazione e redazione di una sceneggiatura per un prodotto audiovisivo originale. In questo senso, anche se non esplicito e approfondito oggetto di analisi, gli aspetti fondamentali del rapporto tra i codici espressivi del cinema e della letteratura sono al lavoro in tutta quella pluralità di itinerari didattici che hanno come esito finale la realizzazione di un video.
Scrivere per immagini, mettere le parole scritte al servizio delle possibilità della visione – e quindi riuscire ad affidare la narrazione non solo ai dialoghi ma a gesti, sguardi, movimenti di macchina – è inevitabilmente, necessariamente il momento più critico di un percorso ma, al tempo stesso, il più prezioso: una creazione letteraria, diversa, anomala rispetto alle pratiche di scrittura presenti a scuola (tanto per le sue qualità intrinseche quanto perché frutto di un lavoro di gruppo), che favorisce la metabolizzazione degli elementi del linguaggio cinematografico.




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