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Cinema come linguaggio

Fin dalla sua comparsa, il cinema opera una sintesi tra gli apparati di codici – suono, immagine, parola – già sperimentati attraverso la musica, la pittura e la fotografia, la letteratura e il teatro, gettando le basi all’ormai multiforme società dell’immagine.

Niente è stato più uguale, dopo il cinema, perché gli esseri umani hanno definitivamente scoperto l’occhio come narratore di storie: hanno sperimentato la magia di vedere i propri sogni materializzati, di osservare, attraverso fantasmi proiettati, il proprio immaginario prendere vita.
Il cinema si è fatto rito collettivo spostando lo sguardo dal palcoscenico, dove la vita vera è vista   nel suo farsi, ad un telo bianco animato da fantasmagorie riproducibili all’infinito.

Niente è stato più lo stesso perché il cinema prima ha vampirizzato le altre arti, appropriandosi di codici e strutture, e poi le ha contagiate, cambiando il corso della loro storia. 
Dentro la sua apparente ingenuità di apparato di divertimento e di evasione, nasconde raffinati strumenti di osservazione e interpretazione del mondo e il film di finzione, forma nella quale preferibilmente appare al punto tale da aver reso possibile il fiorire di un’industria, è solo la punta di un iceberg, una faccia delle sue molteplici identità.

Se per linguaggio si intende la facoltà propria dell’uomo di comunicare ed esprimersi tramite un sistema di simboli, il cinema senza dubbio lo è. È perciò possibile isolare, riconoscere, i singoli segni, pesando, forti della conoscenza tecnica e leggeri nella creatività interpretativa, il valore di inquadrature e movimenti di macchina, stacchi e dissolvenze, decoupage e piani sequenze.
Si può, guardando un film, analizzarne la struttura; si può, osservandolo agire nella sua unicità, sentirne il senso, cogliendo quei nessi che uniscono ogni prodotto culturale complesso alla storia e al presente che lo generano.

È stato il cinema la vera rivoluzione culturale del Novecento, che ha iniziato l’uomo al primato dell’occhio e lo ha accompagnato verso il suo attuale stato di nativo digitale e chi si occupa di formazione non può farsi sfuggire l’enorme potenzialità di questo supporto, interdisciplinare,  trasversale, globale…




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